domenica 6 dicembre 2009

10 domande sul clima

Perché la Conferenza di Copehagen (COP15) è così importante?
A fine 2012 termina il primo periodo di adempimento del Protocollo di Kyoto ed è pertanto necessario negoziare i tagli delle emissioni per il periodo successivo. La mancata definizione di nuovi impegni di riduzione per l’inizio del 2013 sarebbe deleterio per l’efficacia della lotta ai cambiamenti climatici e per il mercato mondiale della CO2. Un accordo a Copenhagen è fondamentale per consentire i tempi tecnici necessari per rendere operativo il nuovo accordo prima della fine del 2012.
Cosa prevede il Protocollo di Kyoto? Richiede complessivamente ai Paesi sviluppati di tagliare le proprie emissioni del 5% entro il 2012, rispetto ai valori del 1990. Gli USA si sono sottratti a tale obbligo, non ratificando il Protocollo. I Paesi in via di sviluppo, invece, lo hanno sottoscritto ma sono in questa prima fase esclusi da tagli vincolanti delle emissioni.
Cos’è l’UNFCCC?
È la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, definita nel 1992 a Rio de Janeiro. L’UNFCCC contiene i principi e gli indirizzi che la comunità internazionale ha deciso di adottare per affrontare i cambiamenti climatici. Gli incontri annuali dell’UNFCCC, chiamati “COP”, rappresentano l’unico ambito titolato a concordare e modificare le azioni e i trattati futuri, come avvenne nel 1997 con il Protocollo di Kyoto.
Come sono strutturati i lavori?
Esistono due tavoli negoziali indipendenti. Il KP è quello deputato a definire i nuovi vincoli di riduzione per i Paesi sviluppati che hanno aderito al Protocollo di Kyoto. Quello LCA, stabilito a Bali nel 2007, vuole invece stabilire degli obblighi per tutti i paesi sviluppati (inclusi gli USA) e le azioni che dovrebbero essere attuate dai Paesi in via di sviluppo per contribuire alla riduzione delle emissioni mondiali di gas serra.
Quali sono i possibili obiettivi per un accordo a Copenhagen?
Il IV Rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC, il gruppo di scienziati di tutto il mondo che opera sotto il cappello ONU, ha presentato un chiaro scenario. Per contenere i possibili danni del riscaldamento globale sotto una soglia accettabile è necessario che l’innalzamento di temperatura (oggi pari a circa 0,75 °C) non superi i 2°C e per fare questo la concentrazione di CO2 in atmosfera (attualmente pari a 385 ppm) non deve superare i 450 ppm.
Quali nuovi impegni attendersi dai Paesi sviluppati (PS)?
Per mantenere la concentrazione di CO2 sotto i 450 ppm, gli scienziati dell’IPCC chiedono la riduzione entro il 2020 delle emissioni dei PS del 25-40% ed entro il 2050 dell’80%, tenendo come anno di confronto il 1990. Sull’obiettivo di lungo periodo esiste un largo consenso, ma l’accordo è difficile su quello al 2020. Ad esempio, l’obiettivo -17% proposto dagli USA è riferito al 2005 e se ricalcolato rispetto al 1990 è pari solo al -4% (il Protocollo di Kyoto prevedeva che gli USA raggiungessero il -7% entro il 2012).
Quali nuovi impegni attendersi dai Paesi in via di sviluppo (PVS)?
Non avendo i PVS completato il loro percorso di sviluppo economico e di lotta alla povertà non è pensabile attribuire loro degli obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni. Il IV rapporto IPCC prevede invece che essi operino per la realizzazione di un percorso di sviluppo a minore contenuto di carbonio. È così ipotizzato che essi riducano la loro intensità di carbonio (emissioni di CO2/PIL) del 15-30% entro il 2020.
Vi sono altri punti sono in discussione?
I due tavoli KP e LCA intendono anche trovare come facilitare il trasferimento di tecnologie pulite a favore dei paesi in via di sviluppo e di promuovere l’adozione di misure di adattamento, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, in grado di ridurre l’impatto causato dai cambiamenti climatici.
È prevista la creazione di strumenti legati alle foreste?
Storicamente gli interventi sulle foreste sono stati rivolti alle azioni di riforestazione, laddove le foreste erano precedentemente state distrutte. Da Copenhagen dovrà invece uscire un nuovo strumento, denominato REDD, in grado di proteggere le foreste esistenti. Queste vengono di fatto ad acquisire il valore di capitale mondiale per la protezione del clima dell’intero pianeta, anziché di aree a scarso valore economico per il paese che le ospita.
Chi si accollerà l’onere economico di tutti questi interventi?
I Paesi sviluppati sono chiamati a contribuire in modo principale alla creazione di un fondo in grado di supportare i Paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli cosiddetti “meno sviluppati”. Il fondo dovrà essere immediatamente operativo e costituito anche grazie a sistemi di tassazione del mercato della CO2. Ad oggi il consenso maggiore è perché esso venga gestito direttamente all’interno dell’UNFCCC.
[TRATTO DA L?UNITà DI OGGI 5 DICEMBRE 09 ]

martedì 29 settembre 2009

LETTERA AI GENITORI SULLA "NUOVA INFLUENZA"

Il Dott. Eugenio Serravalle, Specialista in Pediatria Preventiva, scrive una lettera informativa ai genitori sull'influenza A/H1N1, valutando l'utilità o meno di sottoporre i propri figli alla vaccinazione.
È importante essere a conoscenza dei dati oggettivi sulla diffusione e presunta gravità e atipicità dell'influenza per poter scegliere in maniera consapevole e responsabile in un contesto - come quello attuale - fortemente condizionato dai mezzi mediatici.

Vi preghiamo pertanto di diffondere questa lettera il più possibile:

*LETTERA AI GENITORI SULLA "NUOVA INFLUENZA"*


Cari genitori,

ogni giorno parliamo della nuova influenza, e mi chiedete se sia utile e sicuro vaccinare i bambini.

La mia risposta è NO! Un 'no' motivato e ponderato, frutto delle analisi delle conoscenze fornite dalla letteratura medica internazionale. Un 'no' controcorrente perché molti organismi pubblici, alcune società scientifiche e i mezzi di comunicazione trasmettono messaggi differenti:
avranno le loro ragioni.

Influenza stagionale e influenza A/H1N1: alcuni dati a confronto

L'epidemia, iniziata in Messico nel 2009, è di modesta gravità: il virus A/H1N1 si è dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. Si manifesta come qualsiasi forma influenzale: febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, diarrea tosse. Non sarà l'unica patologia che colpirà i bambini in questo inverno, e non sarà facile distinguerla dai circa 500 (tra tipi e sottotipi) virus capaci di infettare i bambini. I test rapidi per identificare il virus dell'influenza A hanno poca sensibilità (dal 10 al 60%). Il test quindi non garantisce con certezza se si tratti di influenza A/H1N1.

Sembra però essere un virus molto contagioso, ed è stato dichiarato lo stato di pandemia. La sola parola-pandemia-fa paura. Ma questa definizione è stata appositamente modificata, facendo scomparire il criterio della gravità, cioè della mortalità che la malattia può provocare. La nuova influenza può colpire più persone, pare, ma provoca meno morti di qualunque altra influenza trascorsa. La mortalità, ossia il numero di persone morte rispetto ai casi segnalati, registrata finora nei paesi dove l'A/H1N1 è circolato ampiamente è dello 0,3% in Europa e dello 0,4% negli USA. In realtà potrebbe essere ancora inferiore. Perché generalmente i casi con sintomi lievi sfuggono alla sorveglianza (e quindi i contagiati possono essere molti di più), ed alcuni decessi possono essere dovuti ad altre cause e non al virus (anche se ad esso viene data la responsabilità).

Non deve meravigliare: purtroppo si può, e si muore, di influenza, se si soffre di una patologia cronica, di una malformazione organica, di una malattia immunitaria, o se si è anziani.

Le cifre variano in base alla fonte dei dati. Per esempio in Gran Bretagna sono stati registrati 30 morti su centomila casi e negli USA solo 302 su un milione di casi. Nell'inverno australe (che coincide con l'estate in Italia) in Argentina sono morte circa 350 persone, in Cile 128 ed in Nuova Zelanda 16. Quasi alla fine dell'inverno australe, sinora nel mondo intero si sono avuti 2501 decessi. Per fare un paragone, si calcola che in Spagna, durante un inverno "normale" i decessi per influenza stagionale sono circa 1500-3000.

La mortalità per influenza A riguarda prevalentemente persone di età minore di 65 anni, in quanto i soggetti di età superiore sembrano avere un certo grado di protezione, a seguito di epidemie passate dovute a virus simili.

Il 90% dei decessi per influenza stagionale riguarda persone sopra i 65 anni di età, l'influenza A colpisce invece prevalentemente persone di età inferiore (solo il 10% dei casi mortali si colloca nella fascia di età sopra i 65 anni). Ma, in numero assoluto, l'influenza A provoca pochi decessi tra i giovani; negli USA ogni anno muoiono per influenza stagionale circa 3600 persone sotto i 65 anni, mentre finora ne sono morte 324 nella stessa fascia di età per influenza A. In Australia ogni anno per l'influenza stagionale muoiono circa 310 persone sotto i di 65 anni. A inverno ormai terminato, ne sono morte 132 per influenza A, di cui circa 119 sotto i 65 anni.

Perchè allora il panico?

Quanto successo nei Paesi dell'Emisfero australe ci rassicura: l'influenza A semplicemente arriva a colpire (leggermente) molte persone. Eppure i mezzi di informazione hanno creato il panico. E' un tipico esempio di "invenzione delle malattie" (disease mongering). Non si tratta della prima volta. Nel 2005 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto fino a sette milioni di morti per l'influenza aviaria. Alla fine i morti furono 262. Si tratto' di un gravissimo errore prognostico?

Secondo una delle maggiori banche di affari del mondo (JP Morgan) l'attuale vendita di farmaci anti-influenzali e di vaccini muoverebbe un giro di oltre 10 miliardi di dollari.

I medicinali funzionano?

Non esiste alcun trattamento preventivo: i farmaci antivirali, Oseltamivir (Tamiflu) e Zanamivir (Relenza), non prevengono la malattia e su individui già ammalati l'azione dimostrata di questi farmaci è di poter accorciare di mezza giornata la durata dei sintomi dell'influenza. Né va dimenticato che gli antivirali possono causare effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito, a cui è stato somministrato l'Oseltamivir contro l'A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici.

...E i vaccini?

I vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono ancora in fase di sperimentazione. Nessuno è in grado di sapere se e quanto saranno efficaci e sicuri, ma vengono pubblicizzati, con gran clamore. Basta che il virus cambi (per mutazione, o per riassortimento con altri virus) per rendere inefficace il vaccino già messo a punto. Sulla sicurezza sia l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che l'Agenzia del farmaco europea (EMEA) dichiarano necessaria un'attenta sorveglianza. Alcuni vaccini sono allestiti con tecnologie nuove e saranno testati su poche centinaia di bambini e adulti volontari, e soltanto per pochi giorni.

Il vaccino che meglio conosciamo, quello contro l'influenza stagionale, sappiamo che ha un'efficacia del 33% tra bambini e adolescenti e che è assolutamente inutile nei minori di due anni. Esistono anche dubbi circa la sua efficacia negli adulti e negli anziani.

Non conosciamo la sicurezza del vaccino per l'influenza A, ma ricordiamo che nel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile, anche allora con una gran fretta per un pericolo di pandemia, ed il risultato fu un'epidemia di reazioni avverse gravi (sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa. La fretta non è mai utile, tanto più per fermare un'influenza come quella A, la cui mortalità è così bassa. Conviene non ripetere l'errore del 1976.

Un'altra motivazione a favore della vaccinazione è il cercare di ridurre la circolazione del virus A/H1N1 per diminuire le opportunità di ricombinazione con altri sottotipi. Ma attualmente non esistono strumenti o modelli teorici per prevedere una eventuale evoluzione pericolosa del virus. Sul piano teorico, proprio la vaccinazione di massa potrebbe indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva.

Come curarsi?

Per curare l'influenza A occorrono: riposo, una buona idratazione, una alimentazione adeguata, una igiene corretta. Non si deve tossire davanti agli altri senza riparare naso e bocca, bisogna evitare di toccarsi il naso, la bocca, gli occhi, facili vie di accesso dei virus, occorre lavarsi le mani spesso ed accuratamente con acqua e sapone. Non è dimostrato che l'uso di mascherine serva a limitare la propagazione dell'epidemia.

Se decidete comunque per la vaccinazione, vi verrà richiesto di firmare il "consenso informato", una informativa sui rischi. Leggetelo bene, prima di decidere, chiedete informazioni scritte sui benefici e i rischi. Chiedete e chiediamo insieme, per tutti i vaccinati, che sia attivato un programma di sorveglianza attivo, capace davvero di registrare e trattare i gravi problemi di salute che possono presentarsi dopo la vaccinazione. Chiedete e chiediamo che si prevedano risorse economiche per l'indennizzo ai danneggiati.
Chiediamo di non speculare sulla salute e sulla paura.


Dott. Eugenio Serravalle,
Specialista in Pediatria Preventiva, Puericultura-Patologia Neonatale


Pisa 6 settembre 2009

Per la stesura della lettera ho utilizzato quanto scritto dal Dr J. Gérvas:
http://www.equipocesca.org/Gripe
https://mail.sns.it/Redirect/www.equipocesca.org/Gripe_A, paciencia y
tranquilidad
http://www.equipocesca.org/wp-content/uploads/2009/08/gripe-a-paciencia-y-
tranquilidad-9.doc
https://mail.sns.it/Redirect/www.equipocesca.org/wp-content/uploads/2009/08
/gripe-a-paciencia-y-tranquilidad-9.doc.
e la Lettera aperta sulla nuova influenza dell'Associazione Culturale Pediatri.

Eugenio Serravalle
autore di Bambini super-vaccinati

aggiornata il 09.09.2009 a cura di Redazione di http://www.bambinonaturale.it

venerdì 11 settembre 2009

Doppia vittoria di Greenpeace

Vittoria di Greenpeace nella campagna Deforestazione Zero A dire il vero la vittoria e' doppia. Due mesi fa Greenpeace ha lanciato una campagna per la tutela della foresta amazzonica, presentando uno dei suoi soliti taglienti rapporti sull'implicazione di alcune aziende nella deforestazione (tagliano gli alberi per far posto agli allevamenti di bestiame da cui poi ricavano la pelle, per esempio per farne scarpe). L'associazione ambientalista ha indagato sotto copertura per tre anni. Ora Nike e Geox hanno annunciato che non acquisteranno piu' pellame proveniente da allevamenti coinvolti nel disboscamento. Un piccolo passo per loro, un grande balzo per la natura. Con scarpe di tela.
(Fonte: http://www.greenpeace.org/italy/news/vittoria-di-greenpeace-nike-e)

martedì 1 settembre 2009

Lo yo-yo che produce energia: una invenzione tutta italiana

E l'invenzione sara' tutta italiana. La tecnologia si chiama Kite Gen e si tratta di un aquilone (tecnicamente si chiamano profili alari) in grado di captare i venti di alta quota (800-1000 metri, potenzialmente anche di piu') e produrre energia eolica, molta energia (i venti di quota sono piu' intensi e regolari).Il Kite Gen si comporta come una specie di enorme yo-yo srotolando una bobina di cavo e producendo in questo modo grandi quantita' di energia rinnovabile, con un rendimento molto superiore agli impianti eolici "torre e pale".Quando la bobina e' completamente srotolata l'aquilone viene messo a riposo e in pochi secondi viene riavvolto il cavo, poi il processo produttivo rincomincia. Nel complesso l'ala passa oltre il 90% del tempo in regime "produttivo" ed il 10% del tempo in fase di recupero.La tecnologia e' stata messa a punto dalla societa' Kite Gen Research di Torino, http://www.kitegen.com/index_it.html , nata nel 2007.
Il progetto sarebbe a una fase di svolta: sono terminate le sperimentazioni e da settembre inizieranno le prove di produzione di energia.
(Fonte: http://ioelatransizione.wordpress.com/ http://ioelatransizione.wordpress.com/2009/07/07/un-aquilone-ci-salvera/
Guardate il video, il principio di funzionamento e' affascinante CLICCA QUI http://www.jacopofo.com/kitegen-aquilone-enegia-rinnovabile-eolico

giovedì 20 agosto 2009

Pandemia sì…. ma di profitti: chi ci guadagna da questa "psicosi" dell'influenza ?

Da Dino riceviamo questo articolo:

Mentre scriviamo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato ufficialmente l'influenza suina "pandemia" (per diffusione, non per intensità).
Prima di ragionare sulla nuova "peste", che in circa 6 mesi ha causato 19.000 casi di infezione in 66 paesi e 117 morti in tutto il mondo, prendiamo in considerazione i dati seguenti, sempre dell'OMS:
ogni 3 secondi muore un bambino per fame e denutrizione;
ogni 8 secondi muore un bambino per acqua contaminata;
ogni 5 minuti muore un bambino per mancanza di cure mediche;
ogni minuto muore una donna incinta per mancanza di cure mediche,
ogni anno muoiono, per denutrizione, 530.000 donne incinte;
ogni anno muoiono nel mondo circa 1 milione di persone a causa dell'influenza "stagionale".
L'influenza suina ha avuto, ufficialmente, inizio in un paesino messicano, La Gloria, dove esiste uno dei più grandi allevamenti industriali di suini, la Granjas Carroll, proprietà di una multinazionale nord-americana, la Smithfield. In realtà da mesi gli abitanti di La Gloria avevano denunciato l'insorgenza di affezioni respiratorie acute che avevano colpito il 60% degli abitanti del piccolo paese, dopo anni in cui portavano avanti una dura lotta contro la contaminazione ambientale causata dagli allevamenti intensivi.
Il sistema di allevamento industriale capitalistico è il principale responsabile di questa, come di altre, "pandemie" (come l'influenza aviaria, il morbo della "mucca pazza", ecc. ).
Il Messico, come molti altri paesi, grazie ai Trattati di Libero Commercio sottoscritti con gli Stati Uniti, è diventato il paradiso (sporco, sporchissimo) per le grandi transnazionali dell'allevamento che, dovendo affrontare non solo i costi della mano d'opera ma anche le restrizione imposte nei loro paesi, hanno trovato molto più conveniente spostare le loro produzioni in paesi con mano d'opera a bassissimo costo e una legislazione o inesistente o molto più blanda. A seguito delle indicazioni del Fondo Monetario Internazionale la sanità pubblica e i servizi di prevenzione sono stati tranquillamente azzerati, così che davanti alle denunce degli abitanti di La Gloria nessuno ha pensato di fare analisi per capire di che virus si trattasse.
Così la febbre suina – riconosciuta come tale e diventata il nuovo spauracchio che ha conquistato le prime pagine dei giornali per mesi - è diventata tale solo quando, portata in altri paesi principalmente dai turisti, si è trasferita da un paese povero a paesi ricchi. E' riuscita ad alzare una cortina di ferro oscurando le notizie sull'acutizzarsi della crisi economica, sull'inefficacia delle politiche di "salvataggio" di banche e grandi aziende, sullo scandalo dell'impunità per i torturatori di Abu Graib.
I "signori" del Tamiflu
Nel bel mezzo della crisi economica mondiale, i produttori degli antivirali Roche (Tamiflu) e GlaxoSmithLine (Relenza) – gli unici a livello mondiale che producono i principi attivi dei medicinali - hanno visto non solo moltiplicarsi le loro vendite, ma le loro azioni alzarsi in Borsa rispettivamente del 7% e del 5% dall'inizio della diffusione dell'influenza suina, per un valore complessivo di circa 8.800 milioni di euro.
Seguiamo la storia del Tamiflu. L'antivirale fu inventato dalla Gilead Science Inc. ed è stato raccomandato dall'OMS come trattamento anche per la precedente influenza aviaria.
Il presidente della Gilead, che avrebbe poi ceduto il brevetto alla multinazionale svizzera Roche era, dal dicembre 1997 fino al 2001, Donald Rumsfeld che, dopo aver dato le dimissioni per assumere la direzione del Pentagono, ha conservato il suo pacchetto azionario della società.
Roche continua a pagare a Gilead il 22% dei profitti derivanti dalla vendita del Tamiflu.
Oggi il prezzo di una confezione di Tamiflu è di circa 40 dollari. Il maggior acquirente del medicinale è l'esercito statunitense, dopo che proprio Rumsfeld ha imposto la somministrazione obbligatoria del Tamiflu alle truppe nord-americane. Gli altri governi del mondo occidentale si stanno attrezzando e comprano ingenti quantità dell'antivirale.
Fantapolitica?
Non bisogna dimenticare comunque che dal 1945 fino agli anni '90 gli USA hanno sperimentato nei laboratori militari armi chimiche e batteriologice, sperimentate non solo sui propri cittadini ma in giro per il mondo: valga ad esempio Cuba, dove fu introdotto il virus della peste suina (non trasmissibile agli esseri umani) nel 1972, causando l'abbattimento di più di mezzo milione di maiali. Qualche anno dopo quattro nuove "piaghe" colpirono l'isola: la congiuntivite emorragica, il dengue (che fece più di 150 morti, in maggioranza giovani), la ruggine della canna da zucchero e la muffa azzurra del tabacco.
Nel 1994 il presidente USA Bill Clinton chiese "sincere scuse" per queste pratiche, assicurando che non si sarebbe mai più ripetute.
Pochi mesi fa anche la Bolivia di Evo Morales – nel bel mezzo degli scontri più violenti con l'oligarchia della "Media Luna"- ha dovuto far fronte ad un'epidemia di dengue, mai verificatasi prima nel paese.
In Bolivia, come in molti altri paesi, il sistema di sfruttamento capitalistico intensivo delle coltivazioni che prevede l'impiego di agrotossici (come il tristemente famoso glifosato) ha causato, oltre all'avvelenamento delle popolazioni oltre che delle acque e dell'ambiente, la scomparsa di rane, bisce e altri animali che regolavano le popolazioni di mosche e zanzare che oggi proliferano senza più nemici naturali. Da qui l'insorgere di "nuove" malattie che, grazie alla globalizzazione, fanno il giro del pianeta in pochi giorni.
Torniamo alle cifre iniziali. Tutti questi numeri hanno una relazione stretta con la miseria, lo sfruttamento e la ricerca del massimo profitto. Le infermità di cui muore la maggioranza dei poveri potrebbero essere curate con pochi euro.
Se l'influenza suina è già pandemia, perché non si autorizza la produzione degli antivirali al di là delle patenti possedute da Roche e Glaxo?
Perché la proprietà privata è "sacra", i costi li pagano gli sfruttati anche quando questo significa malattia e morte ed i profitti sono – e devono restare – privati anche davanti a milioni di vittime. Esattamente come succede per la più generale crisi economica: concentrazione di capitali (vedi l'operazione Fiat-Chrysler), massicci "aiuti" di stato a banche, assicurazioni e imprese da un lato e cassa integrazione, licenziamenti, miseria crescente dall'altro.
Socialismo o barbarie: non vi è altra alternativa. O lavoriamo per organizzarci e distruggere la barbarie capitalista o diamoci appuntamento alla prossima pandemia.
Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli"
Via Magenta 88 – 20099 Sesto S. Giovanni
Pubblicato su Nuova Unità n. 4/2009

COS'è L'INFLUENZA a N1H1 E ALTRO: SCARICA LA NOSTRA NEWS: http://www.mentecorpo.org/public/SttS0.pdf

martedì 18 agosto 2009

LifeGate in difesa delle turbine

Sull'energia eolica si è creato in questi giorni una polemica feroce: da una parte un fronte del no composto da sigle che denunciano "speculazione" e rischi di rovina del paesaggio naturale, dall'altra una nutrita schiera di sigle e di associazioni ambientaliste che hanno ribadito con forza la necessità dell'energia eolica quale fonte rinnovabile negli sforzi per salvare il clima. La querelle ha richiamato l'intervento di LifeGate, la "piattaforma per il mondo eco-culturale, nata per diffondere valori, consapevolezza, rispetto dell'uomo e dell'ambiente". Il fondatore Marco Roveda sottolinea infatti come l'eolico sia al momento "la fonte energetica a maggiore tasso di crescita" e bolla come "ottusa" la visione che critica le turbine per il loro valore estetico.
Quali i dati di riferimento? L'eolico conta oltre 200 mila occupati nel mondo e un fatturato di 18 miliardi di euro. L'Italia si piazza sesta al mondo con 3.750 Mw di potenza eolica. La capacità installata in Italia (fonti Bocconi-GSE) è passata infatti da 1.100 Mw nel 2004 a 3.750 Mw nel 2008.
"In Italia solo ora si stanno comprendendo i confini dell'emergenza ambientale", commenta Roveda, che sulla "esteticità" delle pale eoliche rileva: "È solo un problema di apertura mentale, e un peccato di presunzione di cultura, che denota solo una mancanza di consapevolezza in campo eco-ambientale".
"Per ora nessuna fonte energetica rinnovabile alternativa è decisiva da sola . Però saranno queste che sicuramente dovranno sostituire le attuali fonti convenzionali, petrolio, carbone e il nucleare - continua Roveda - Dire che l'eolico sia "marginale" è totalmente errato, perché è al momento la fonte energetica a maggiore tasso di crescita, come potenza installata, nel mondo. Il costo di produzione è già vicino al costo di generazione delle convenzionali e scende di anno in anno. È una visione ottusa quella secondo cui le turbine eoliche siano brutte, antiestetiche. Mi infastidiscono molto di più le migliaia di brutti, vecchi tralicci che portano i cavi della corrente ad alta tensione, piuttosto che la rasserenante visione di queste girandole".

da http://www.helpconsumatori.it/AMBIENTE
[segnalato da Rita ]

sabato 25 luglio 2009

Un orgasmo al giorno toglie il medico di torno

E' lo slogan, molto discusso, di una nuova campagna di educazione sessuale lanciata dal National Health Service, il ministero della Salute britannico. L'idea e' quella di "aggiornare" l'educazione sessuale nelle scuole aggiungendo alle lezioni su contraccezione e malattie anche un nuovo messaggio: il sesso e' bello, piacevole e fa bene alla salute. Spiega l'opuscolo informativo distribuito a insegnanti, educatori e genitori: "Gli esperti di salute consigliano di mangiare cinque porzioni di frutta o verdura al giorno e di fare almeno 30 minuti di attivita' fisica tre volte alla settimana. Ma che ne direbbero di suggerire anche di fare sesso o masturbarsi due volte alla settimana? Fa bene anche quello." Secondo gli esperti questo nuovo approccio potrebbe aiutare i giovani ad essere piu' consapevoli o allontanarli da frutta e verdura.
[Fonte: Repubblica]