martedì 19 maggio 2009

CARLO URBANI: una vita fra sapere e dolore


Il 29 marzo 2003 Carlo Urbani, medico italiano dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), muore a 46 colpito dalla Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) nel paese in cui aveva deciso di offrire il proprio apporto professionale e umano: il vietnam. Il dottor Urbani ha lavorato in programmi di salute pubblica in Cambogia, Laos e Viet Nam, la sua sede di lavoro era ad Hanoi, in Viet Nam. Negli ultimi 10 giorni di vita, Urbani aveva cominciato a manifestare sintomi preoccupanti, come una febbre altissima. Per questo era stato trasferito nell'ospedale di Bangkok, dove muore nonostante le massime cure prestate. da tutti apprezzato per l'abnegazione che l'aveva portato spesso, e specialmente in occasione di questa terribile

“Carlo era un essere umano meraviglioso e siamo tutti costernati”, ha detto di lui Pascale Brudon, portavoce dell’Oms in Viet Nam. “Era soprattutto un medico, il suo primo obiettivo era quello di aiutare le persone. Carlo è stato il primo ad accorgersi che c’era qualcosa di molto strano. Mentre in ospedale le persone diventavano sempre più preoccupate, lui era là ogni giorno, raccogliendo campioni, parlando con il personale dello staff e rafforzando le procedure di controllo dell’infezione”. Di recente si trovava in Vietnam, per curare la Sars (sindrome acuta respiratoria severa) che lui stesso aveva individuato per primo in un paziente, rendendosi perfettamente conto del pericolo «ma - racconta Nicoletta Dentico, direttore generale di Msf - non si era tirato indietro, nonostante l'indifferenza di chi trattava questa malattia come qualcosa di normale».



CARLO URBANI NON PUO' E NON DEVE ESSERE DIMENTICATO PERCHE' EROE DEL NOSTRO TEMPO: «Era preoccupato», rivela fra le lacrime la sorella Cristiana, che insieme al fratello Paolo e alla madre lo piange disperata, ma non possono fare a meno di accettare l'idea che Carlo, quella vita, l'aveva fortemente voluta. «Eravamo tutti orgogliosi di lui, aveva fatto ciò che aveva sempre desiderato fare. A lui era riuscito, e credo che se dovesse rivivere rifarebbe le stesse cose»...


PER QUESTO VOGLIAMO DEDICARE A LUI QUESTO RICORDO.



Carlo Urbani era stato il primo medico dell’Oms ad avere identificato il primo focolaio di questa nuova malattia in un uomo d’affari americano che era stato ricoverato all’ospedale di Hanoi. La sua segnalazione precoce della Sars, ha messo in allarme il sistema di sorveglianza globale ed è stato possibile identificare molti nuovi casi e isolarli prima che il personale sanitario ospedaliero venisse contagiato.
Carlo Urbani. marchigiano, era sposato e padre di 3 figli. Si era laureato in medicina all’università di Ancona, e aveva compiuto gli studi di specializzazione lavorando sulla malaria e sulla parassitologia medica. Era un esperto di malattie dovute a parassiti nei bambini in età scolare. E’ stato anche presidente di Medici Senza Frontiere-Italia.
Era lui Presidente di Medici senza frontiere all'epoca in cui l'associazione ricevette il Nobel per la pace.

Era un medico di frontiera, fin da giovane, quando, con alcuni colleghi della Vallesina, organizzava per suo conto viaggi in Africa centrale, nei paesi del Golfo di Guinea, per portare soccorso ai diseredati.
Carlo Urbani è stato il primo italiano morto per sindrome Sars accertata, la stessa che lui aveva individuato, è stato ucciso dalla scelta di una vita, in una terra così lontana da Castelplanio, il piccolo Comune dello jesino in cui era nato nel 1956, e dove tutti gli riconoscevano una superiorità morale legata al suo impegno.
L'amore per i più deboli e i più poveri era nel suo dna: «Sin da giovane - ricorda commosso il sindaco di Maiolati Spontini Sergio Cascia, medico anche lui - si era dedicato agli handicappati; poi insieme, ma lui più di me, nel 1988-'89 cominciammo a viaggiare per l' Africa, dove visitavamo i villaggi più sperduti.
Urbani, dopo la specializzazione in malattie infettive all'Università di Ancona, aveva fatto il medico di famiglia per qualche tempo, poi era diventato aiuto nel reparto di malattie infettive dell'ospedale di Macerata, dove era stato per 10 anni.
Quando per lui si aprì la prospettiva di diventare primario, semplicemente rifiutò: non era un medico-burocrate, ma un medico da prima linea. La sua passione si incanalò quindi nell'impegno con Medici senza frontiere e con l'Oms, di cui era un apprezzatissimo esperto, in particolare per le parassitosi intestinali, con compiti di programmazione nel settore delle malattie infettive.

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